"Bianca come il Latte Rossa come il Sangue" di Alessandro D'Avenia

Lettori Very Superficial, Buon Lunedì! Siamo sopravvisuti a un altro inizio settimana! Oggi, vi parlo di "Bianca come il Latte e Rossa come il Sangue" di Alessandro D'Avenia, pubblicato da Mondadori.


"Solo chi fa domande sui dettagli ha provato a sentire cosa sente il tuo cuore.
 I dettagli. I dettagli: un modo di amare."

Leo ha sedici anni e una vita ordinaria condita di amici, risate, motorino, partite di calcio e ragazze. Che poi, ultimamente la sua attenzione è tutta per Beatrice una ragazza della sua scuola che sa a mala pena della sua esistenza, ma che lui ama alla follia. La sua routine viene sconvolta quando nella sua vita entra il Sognatore, il supplente di filosofia e storia. E allora, la normalità inizia a prendere il colore dei sogni. Un sogno rosso, come i capelli di Beatrice, come l'amore. Ma per raggiungere i sogni, si ha bisogno di amici, come Silvia e Niko, e di coraggio. Leo che vorrebbe spaccare il mondo, ha un punto debole: il bianco. Il bianco come l'assenza di tutto. Che cosa può fare un ragazzo quando il suo sogno prende sempre di più le sfumature del bianco abbandonando inreversibilmente il rosso?
"Bianca come il Latte e Rossa come il Sangue" è uno di quei libri sul quale non avrei scommesso nulla e invece mi ha sorpresa, strabiliata e fatta innamorare di se. Un libro che rimane nel cuore, che diventa parte delle ossa, che ti fa respirare, sognare, commuovere.
Una poesia scritta in prosa, con una delicatezza e una forza unica. Mi è molto piaciuto lo stile D'Avenia: semplice e diretto. Il suo amore per il dettaglio e l'equilibrio della storia. Si, perché "Bianca come il Latte e Rossa come il Sangue" prende vita nei dettagli, nelle sue mille sfumature che rendono una storia già sentita, unica, dolce e bella. Un libro che prende vita nella sinestesia, in questo rapporto che i colori hanno con gli odori, i sentimenti, la vita. Uno stile che a me ha ricordato, vagamente, la "concinnitas" Ciceronense. Quella metrica scandita ed equilibrata data dall'armonia delle corrispondenze simmetriche e dei parallelismi. E in questo libro dai periodi brevi e non complessi, la "concinnitas" è data dal dettaglio, dal suo ritrovarsi nel corso del libro e dall'armonia dei personaggi.
Che Alessandro D'Avenia sia laureato in lettere classiche e insegnante di scuola superiore, lo si capisce bene anche dalla costruzione dei suoi personaggi.
D'Avenia ci porta un romanzo di formazione in chiave moderna. Il lettore assiste alla crescita emotiva di Leo, quel sottile passaggio dall'età infantile a quella adulta. Leo scopre l'amore, scopre i sogni e scopre cosa vuol dire l'amicizia. E in tutto questo finisce per scoprire se stesso. Lui è un ragazzino semplice che inizia a chiedersi quale sia lo scopo della sua vita. Le sue domande e il suo cercare qualcosa per riempire la pagina bianca che tanto lo perseguita e lo spaventa, fanno parte della sua scoperta di se stesso.
Delizioso il rapporto che c'è fra lui e Niko. La classica amicizia fra due ragazzi 16enni e pieni di ormoni. Che non si perdono più di tanto a filosofeggiare, che vivono la vita a botte di gol e motorini. Un amicizia fatta da due ragazzi che si incontrano e si scontrano, che si capiscono e si fraintendono. Un amicizia da banco di scuola e che cambia e ti cambia con il tempo.
Silvia, l'amica e compagna di classe di Leo, è un personaggio dolce, costruito in funzione di Leo. Silvia è un artista e forse è l'unica in tutto il libro a non aver paura del bianco. Lei riesce ad apprezzare anche il vuoto, l'assenza. Come un amore non corrisposto o un sogno lontano. Silvia è matura perché le sue paure sono degne della sua età. La sua forza sta nell'accettazione di se, nel guardare la vita nel suo complesso, nella sua arte. E l'arte è tale anche grazie al vuoto.
Il Sognatore è un personaggio particolare. Rinchiuso in un idea utopica dell'insegnante. Forse, più che essere un personaggio di carne e ossa, lui è un concetto, un pensiero astratto. Quelle domande che Leo si sarebbe fatto da solo se avesse letto di più, se avesse letto fra le righe dei libri invece che di fermarsi al nero dell'inchiostro. Il Sognatore ricorda leggermente il Virgilio della" Divina Commedia". Lui accompagna Leo attraverso l'inferno, il purgatorio e il paradiso. Lui pone quelle domande a cui Leo deve pensare per scoprire e scoprirsi.
Beatrice è un sogno. Lei non è realmente reale, questo perché la vediamo attraverso gli occhi di Leo. Occhi innamorati che miticizzano l'essenza di Beatrice. Beatrice è malata e diventa vera solo attraverso la lettura del suo diario. Il momento di fragilità di Beatrice è il momento in cui il lettore può più affezionarsi a lei.E lei è la copia, a mia idea, in chiave moderna della Beatrice Dantesca. Destinata alla sua stessa fine, ma in grado di mostrare la luce al protagonista. Ma la luce non è altro che bianco. E forse è proprio lì che sta la salvezza, nella sua accettazione.
Infine, gli utlimi protagonisti nei quali si imbatte il lettore sono i colori. Il Bianco, il Rosso, l'Azzurro e il Nero. Bianco come il nulla, Rosso come Beatrice, Azzurro come Silvia, Nero come il tutto. Colori che si ripetono, che si mescolano, che straziano e guariscono. Colori che formano la vita, che sporcano le mani e il sangue di Leo. Colori come la vita.
Insomma, "Bianca come il Latte e Rossa come il Sangue" è uno di quei libri che vanno letti. Che hanno bisogno di avere le pagine consumate, sottolineate, annotate e impigliate nel cuore.

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2 commenti

  1. anche io ho adorato questo libro (ma il film che hanno tratto è molto deludente!)... dei libri di D'avenia per me è il migliore

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    1. Il film non è piaciuto neanche a me, il libro però davvero l'ho adorato *.* Io D'Avenia ho letto solo questo però :(

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